Se vuoi scoprire i segreti dell’universo, pensa in termini di energia, frequenza e vibrazione.
[Nikola Tesla]
Quando pensiamo al modo di comunicare tra esseri umani, immediatamente il nostro pensiero va al “parlare” e, di conseguenza, al famoso libro di grammatica che tutti hanno sfogliato durante il periodo scolastico.
La linguistica, disciplina vastissima, ci dimostra che la lingua e il linguaggio umano più in generale, in realtà sono sistemi complessi fatti di tecnicismi, regole e sfumature, quasi fossero un teorema matematico.
La comunicazione tra esseri umani non si esaurisce semplicemente nel codificare e decodificare un sistema verbale, ma consiste nel creare un’interazione completa tra due o più interlocutori. Interazione che prevede ulteriori infiniti dettagli, conosciuti anche come tratti paralinguistici, gestuali e prossemici (ovvero elementi di comunicazione non verbali).
Fanno parte della paralinguistica tutte quelle componenti che “personalizzano” il nostro modo di esprimerci, come ad esempio la velocità nel parlare, l’intonazione o le esitazioni. Gli elementi che riconducono alla gestualità, di cui noi italiani siamo maestri, sono importanti per riempire un contenuto verbale, sia per rafforzare un concetto e talvolta addirittura per sostituirlo completamente.
La prossemica, invece, riguarda la postura che assume il parlante e, come in tutte le discipline che studiano le interazioni umane, riconduce anche alle famose 4 aree di comunicazione:
- la zona intima
- la zona personale
- la zona sociale
- la zona pubblica
Non solo parole
Per avere un’idea, almeno in parte, di come avviene uno scambio tra due persone che comunicano tra loro, partiamo dalla “particella primaria” su cui si basa la costruzione di una lingua: la parola.
Le parole, in linguistica, hanno due caratteristiche principali: il loro significato è arbitrario, perché non esiste motivo scientifico per cui un termine indichi un determinato concetto e sono evanescenti, perché non tangibili. Difatti la stessa parola, se pronunciata più volte, non sarà mai uguale alla precedente.
Ecco, arriviamo alla pronuncia: la parola è soprattutto suono. Tecnicamente quando noi parliamo emettiamo dei suoni prodotti dall’interazione dei nostri organi fonatori: le labbra, la lingua, i denti, il palato, l’ugola e le corde vocali. Attraverso tutti questi piccoli elementi, permettiamo all’aria di passare e di generare una vibrazione, che viene poi recepita dal nostro orecchio e decodificata dal nostro cervello.
La frequenza sviluppata dal suono viene accolta da chi ascolta come un piccolo scrigno collegato a significati, immagini ed emozioni. Grazie ad un meccanismo automatico, il nostro cervello recepisce questo suono e lo collega al nostro mondo emotivo.
Oltre l'aspetto puramente tecnico, possiamo dire che le parole sono “intrise” dello stato d’animo di chi le pronuncia, ed è per questo che si parla di intenzionalità: il parlante, attraverso il messaggio che invia, si pone degli obiettivi precisi da raggiungere.
Come detto all’inizio, l’atto della comunicazione non è solo verbale e non riguarda solamente il creare un discorso grammaticalmente corretto e fluido, ma riguarda anche il corpo e il movimento degli interlocutori. Questo è evidente anche tra parlanti di lingue diverse e persone che addirittura non comunicano verbalmente.
Nonostante possano esistere barriere linguistiche, spesso siamo in grado di farci capire ugualmente, attraverso silenzi, sguardi ed espressioni.
Comunicazione e Arti Marziali
Perché accade questo?
Tutto ciò che riguarda l’interazione tra esseri comunicanti genera uno scambio di vibrazioni e frequenze tra chi trasmette e chi riceve.
Questo accade anche in discipline come il Tai Ji Quan e il Nei Kung Fu, dove l'azione del corpo è attivata dalle energie più sottili che vibrano in profondità e, mediante l'intenzione, è in grado quindi di interagire in modo altrettanto profondo con chi entra in contatto con noi.
Negli esercizi come il Tui Shou e simili, quando i praticanti esperti incrociano le braccia, attivano la loro azione canalizzando la loro energia e le loro emozioni, attraverso un riflesso, chiamato tonico emozionale. Creando un movimento particolare, molto efficace in ogni ambito sia esso didattico, terapeutico e di autodifesa, il praticante diventa in grado di utilizzare in modo armonico tutte le sue risorse.
Le vibrazioni sono un universo immenso e sottile, spesso non visibile agli occhi.
Per alcuni scienziati sono probabilmente l'universo che più di ogni altro influisce sulla vita.
Basti pensare agli studi di Masaru Emoto, il quale ha dimostrato come l'acqua, nella sua forma solida (il ghiaccio), cristallizza in modo diverso a seconda del tipo di frequenza (positiva o negativa) a cui viene sottoposta.
Il nostro corpo, il nostro pensiero e le nostre emozioni manifestano potenzialmente delle frequenze.
Se si lavora in modo costante sulla propria energia vitale (il Qi) attraverso discipline come il Qi Gong e con l’aiuto dei Mantra, strumenti verbali e vibratori per eccellenza, tali frequenze possono spingerci alla ricerca di realtà particolari, oltre la dimensione terrena, cambiando per sempre la nostra esistenza.
In conclusione, la nostra vita è un continuo produrre vibrazioni, è un continuo relazionarsi ed entrare in sintonia con ciò che ci circonda.
L’uomo è di per sé un animale sociale, come diceva Aristotele, ed è per questo che ha bisogno di comunicare, verbalmente e con il corpo. Ha bisogno di confrontarsi e di scambiare continuamente energia per evolvere come individuo e come parte del tutto.
I nuovi mezzi di comunicazione hanno facilitato la connessione meccanica tra gli individui, ma nel contempo hanno appiattito il modo di comunicare, frenando questo scambio energetico fondamentale, limitando l’interazione tra gli sguardi, quasi proibendoci di vibrare.
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